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Una Notte Inaspettata sotto le Luci del Cielo: la Magia della SAR sopra Ormea

Il 10 maggio 2024 è una data che difficilmente dimenticherò. Avevo programmato un’uscita notturna con la mia jeep attrezzata con tenda da tetto, con l’obiettivo preciso di fotografare la Via Lattea, visibile attorno alle 4 del mattino. L’idea era di trascorrere la notte immerso nella quiete delle montagne sopra Ormea, in provincia di Cuneo, per cogliere al meglio quella finestra di cielo limpido e senza inquinamento luminoso.

Verso sera mi sono incamminato in direzione di San Giovanni della Colma, un punto panoramico che conosco bene e che spesso scelgo per le mie notti fotografiche. Era già buio quando, salendo con la jeep lungo i tornanti, il cielo ha iniziato a tingersi di rosso. Il primo pensiero è stato tutt’altro che poetico: ho temuto si trattasse di un incendio nei boschi vicini. Il colore era insolito, intenso, quasi minaccioso.

Mi sono fermato, ho osservato meglio e solo allora ho capito: non era fuoco, era aurora. Un’aurora visibile a queste latitudini è un evento estremamente raro, e l’emozione è stata subito mista al timore di essere arrivato troppo tardi. In effetti, in quel momento, il fenomeno sembrava affievolirsi, lasciando il dubbio di aver perso un’occasione irripetibile.

Ma la natura, quella notte, aveva altri piani. Dopo mezzanotte il cielo ha iniziato a pulsare nuovamente: bande luminose rosso-violacee hanno invaso l’orizzonte, rendendo la scena surreale. Era lì, chiara, visibile ad occhio nudo. Un dono inaspettato che mi ha permesso di scattare fotografie incredibili, tra le più emozionanti della mia carriera fotografica.

Per immortalare lo spettacolo mi sono affidato alla mia compagna di avventure: una Canon 5DS R, una macchina che nonostante gli anni continua a regalarmi grandi soddisfazioni. Come ottica, la fidata Canon EF 17-40mm f/4L, una lente che conosco a memoria e che si è sempre dimostrata all’altezza nel paesaggio notturno. Il tutto saldamente montato su treppiede KF Concept, essenziale per garantire stabilità in questo genere di scatti.

All'inizio ho utilizzato le impostazioni classiche per le foto notturne: esposizioni tra i 20 e i 30 secondi, diaframma completamente aperto e ISO alti, ma col passare del tempo ho capito che, per catturare al meglio le “barre” luminose nel cielo, era necessario chiudere un po’ il diaframma. Alcuni degli scatti migliori sono arrivati infatti con diaframmi tra f/6.3 e f/9, che hanno permesso di definire con maggior precisione la struttura del fenomeno.

In post-produzione, sorprendentemente, non ho dovuto fare molto. Nessuna elaborazione spinta o interventi invasivi: la magia della notte parlava da sé, e il cielo di quella notte aveva già tutto ciò che serviva per emozionare.

E poi, quando l’orologio si è avvicinato alle 3 del mattino, con la Via Lattea che avrebbe fatto la sua comparsa nel varco che avevo calcolato con cura… ho deciso di non chiedere altro alla fortuna. Dopo uno spettacolo simile, ogni altro scatto sarebbe sembrato quasi superfluo. Ho spento la fotocamera, mi sono seduto in silenzio a guardare il cielo, e ho lasciato che la notte si chiudesse con la stessa poesia con cui era cominciata.

È curioso notare che nessuna delle app che solitamente consulto per prevedere l’attività aurorale indicava una qualsiasi possibilità di osservazione in quella zona. Ma questo perché non si trattava di una aurora boreale classica, quella verde e danzante che associamo ai cieli del Nord. Quello che ho fotografato è un fenomeno chiamato SAR (Stable Auroral Red arc), ovvero un arco aurorale stabile di colore rosso.

Il fenomeno SAR è generato non dalle particelle solari che interagiscono con l’atmosfera — come accade con l’aurora tradizionale — ma dall’emissione dell’ossigeno atmosferico riscaldato nella parte superiore della ionosfera. Di solito è visibile solo durante intense tempeste geomagnetiche e può manifestarsi a latitudini molto più meridionali rispetto alle aurore più comuni.

Quella notte in montagna, nata con il desiderio di fotografare la Via Lattea, si è trasformata in un dono della natura, uno di quelli che ti ricordano perché ami così tanto alzare gli occhi al cielo.

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